La commozione del Figlio di Dio

I Verbi del Cuore

Cor-dialità


Di fronte alla morte di un amico, anche Gesù "si commosse profondamente... e scoppiò in pianto" (sarebbe meglio: "si irritò"), per dirci che Dio conosce bene le nostre tragedie, anche se non era nel suo disegno la morte dell'uomo. Gesù, qui, si trova faccia a faccia con l'amicizia e la morte, l'amore e il dolore: le due forze che reggono ogni cuore. Lo vediamo coinvolto fino a fremere, piangere, commuoversi, gridare, come in nessun'altra pagina evangelica. “Guarda come lo amava!”. Il commento dei Giudei di fronte al pianto di Gesù per la morte dell'amico Lazzaro è l'immagine più efficace del vero COR-doglio.
Il racconto esprime profondamente la capacità di Gesù di manifestare, attraverso il miracolo, la grandezza e la gloria di Dio e, nello stesso tempo, di essere vicino alla sofferenza delle due sorelle, di farsi prossimo, di calarsi nel loro dramma ed essere uno con loro.
Egli non è mai banale né superficiale, specie quando esprime i sentimenti più profondi che dimostrano il mettersi in gioco e l'appassionarsi totalmente per la persona che ha davanti a sé.
L'empatia che il Figlio di Dio sa sprigionare contagia, lo rende vero e profondo agli occhi delle persone che lo vedono. 
Chiede loro di vivere la fede grande di fronte alla morte: la fede nella Risurrezione. L'aveva chiesto a Giairo di fronte alla morte della giovane figlia (“Non temere! Soltanto abbi fede!“ Mc. 5,36), come lo chiede adesso a Marta, in occasione della morte del fratello (“Chiunque vive e crede in me non morrà in eterno” Gv 11,26).
In Gesù capiamo che il COR-doglio non è un sentimento umano: nasce dalla fede e, vissuto con verità, accresce e fortifica la fede di chi consola e di chi è consolato.
Nella luce del suo rapporto col Padre il Figlio sa leggere la sua morte e la morte altrui come storia di vita, come momento di passaggio, come luogo dove la relazione si fa autentica e profonda.
E' un Gesù che si commuove, esterna la sua vicinanza ed amicizia e
non si vergogna di mostrare i suoi sentimenti umani, che suscitano critiche e giudizi in chi lo guarda con sospetto e diffidenza.
Il pianto di Gesù alla tomba rivela che Dio non sta dalla parte della morte. Sta dalla nostra parte, è solidale con noi, anche se non elimina con un colpo di bacchetta magica la sofferenza e la morte.
Lazzaro viene risuscitato, ma questo resta solo un segno: anche lui dovrà poi passare attraverso la morte. Gesù stesso sa che dovrà morire a Gerusalemme, rifiutato da tutti, anche dai discepoli più intimi. Ma lui vince la morte, accettando di passare attraverso la sofferenza e la Passione, condividendo fino in fondo la nostra fragilità. Per cui anche noi vinciamo la morte, se siamo in grado di "morire con lui"
 

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